Screening oncologici

Il tumore dell’esofago anche se non frequente come altre neoplasie (polmone, seno, prostata ecc) si situa all’ottavo posto nella classifica mondiale con 456.000 nuovi casi registrati nel 2012 e 400.000 morti all’anno.

Principalmente ne esistono due sottotipi:

  • quello a cellule squamose più diffuso nei paesi in via di sviluppo,
  • e l’adenocarcinoma localizzato a livello del cardias, presente nel mondo sviluppato.

Colpisce prevalentemente il sesso maschile (70%), e anche se presente nei giovani predilige l’età avanzata a partire dai 50 anni con incidenza massima tra i 70 e gli 80 anni d’età.

In Italia è più diffuso nel Nord-Est del paese, con un’incidenza media di 2 casi per 100.000 abitanti.

In circa l’80% dei casi la diagnosi è tardiva, quando è cresciuto così tanto in esofago da determinare una difficoltà al passaggio degli alimenti. A questo punto nonostante una appropriata terapia, a seconda dell’interessamento delle strutture vicine o della presenza di metastasi, la sopravvivenza a cinque anni non supera il 10-35%.

Solo nel 5% dei pazienti viene diagnosticato in fase precoce quando la sopravvivenza a 5 anni sale all’80-90%. In alcuni casi, ancora troppo pochi purtroppo, il paziente può guarire con la sola microchirurgia eseguita per via endoscopica.

E’ evidente come sia importante far diagnosi di neoplasia esofagea prima che il paziente accusi sintomi clinici (disfagia).

Per far questo non essendo possibile sottoporre a screening tutta la popolazione (come per il cancro del colon) bisogna sorvegliare clinicamente ed endoscopicamente quei pazienti che presentano patologie correlate al cancro dell’esofago: pregressi tumori della testa e del collo, una storia di radioterapia a livello toracico, ingestione di caustici, l’acalasia, la sindrome di Plummer-Vinson, il papilloma virus (HPV di tipo 16 e 18) a livello orofaringeo ed esofageo, oltre a possibili fattori genetici come la mutazione nel gene RHBDF2, causa della rara malattia nota come tilosi (ispessimento della pelle).

Ma l’attenzione maggiore va riservata ai pazienti con esofago di Barrett soprattutto quando è presente displasia cellulare: l’incidenza di adenocarcinoma aumenta da 200 a 1200 volte la popolazione senza Barrett. In base all’esito dello screening anche se non saranno necessarie procedure terapeutiche, il paziente dovrà essere seguito secondo i protocolli internazionali.


Come viene programmato lo screening

  1. Visita iniziale con valutazione anamnestica e sintomatologia clinica
  2. Valutazione endoscopica con strumentazione ad alta definizione, ingrandimento dell’immagine e NBI (esaltazione dei contrasti) con prelievo istologico.
  3. Valutazione dell’anatomopatologo con eventuale “second opinion”
  4. Valutazione clinica dei risultati
    1. Esito negativo o displasia lieve
      • Terapia medica con Co
    2. Displasia grave o neoplasia allo stadio iniziale (T1a)
      • Ecoendoscopia
      • Intervento di microchirurgia endoscopica (mucosectomia o submucosectomia)
    3. Neoplasia
      • Ecoendoscopia con ecoendoscopio a frequenza variabile per meglio studiare l’organo a diversi livelli di profondità
      • Radiologia del transito esofageo e del Torace standard
      • TAC spirale multistrato di ultima generazionea 64 strati, uno strumento particolarmente sofisticato per diagnosi di precisione.
      • Rivalutazione multidisciplinare con proposta a seconda dei risultati di
        1. Chirurgia
        2. Chemio-radioterapia seguita da chirurgia
        3. Chemio-radioterapia definitiva per i pazienti non operabili